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Presentazione della mostra personale a Villa d'Este (Tivoli, 1987)
Strappare alla materia la luce e riportare dell'immagine il momento più elementare ed essenziale, fino ad escludere ogni descrittivismo, può sembrare una pratica che Giuseppe Ascari abbia sperimentato durante la sua frequentazione (didattica) dei maestri della luce e della sintesi, come Turcato e Monachesi. Ma se si pensa che in Ascari è connaturata la ricerca del segno come momento significante del suo linguaggio insieme pacato e poetico, cioè " lingua propria, con una impronta tipica ad una manifestazione di sensibilità personale " (Dictionnaire des Beaux-Arts, voce gravure di Eugène Delacroix, del 1857), ci accorgiamo che Ascari ha trovato nella pratica dell'arte ciò che cercava e che gli era consustanziale. In questo senso le valenze della luce, emerse dal sottofondo della materia vivente, e il significato del segno grafico che rende leggibile i contenuti della natura (regno animale e regno vegetale), concorrono al potenziamento dell'espressione, sicché il traslato immaginazione-realtà e segno-luce impone la sua funzione espressiva e significativa, più essenziale che non l'ambiente ottico e mimetico vero e proprio. Da qui la suggestione dei suoi acquarelli, in cui non avverti fin dove le velature luminose appaiono rispettose della struttura dell'ambiente; soprattutto la sintesi della grafica dei suoi pannelli, dei suoi murales, gravures e finanche della essenzializzazione miniaturistica del francobollo (realizzato per le poste italiane e di San Marino), in cui la visione dell'ambiente, finanche la persuasione ecologica e la istanza illustrativa e iconografica, sono dominate dall'esecuzione, abbreviata e scandita, sicché ogni intima condizione dell'essere trova una sua giustificazione e uno svolgimento consono alla fondazione dell'evidenza espressiva, come segno (o come sogno?) d'arte.
Luigi Tallarico
Una vita per l'arte
In trent'anni di ricerca e sperimentazione artistiche, Giuseppe Ascari continua a dare prova della sua prepotente validità segnica. I suoi paesaggi ricchi di immagini ben costruite ci mostrano un artista che sa comporre con agilità e tanta fantasia. Fantasia che si è liberata ora delle regole ma sa conquistare quella valenza, spesso ironica, che il disegno gli consente. Anche il colore ben impaginato e dosato sa rendere i suoi quadri gradevoli e ricchi di effetti. I premi che hanno costellato la sua lunga carriera ne sono la riprova. Quando punta sul primitivismo o sull'astrazione la sapiente mano e il senso acuto delle tinte gli consentono di esprimersi felicemente mantenendo quella dignità pittorica che è, e rimane, elemento costante della sua severa formazione. La sintesi espressionistica di cui spesso si avvale, pur seguendo la miglior tradizione, si palesa con accenti eminentemente personali e risultati degni di attenta considerazione.
Gianni Franceschetti
Da Rinascita del 26 febbraio 2000
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